conosci te stesso (?)
Intermezzo filosoficomico
Il battibecco tra Socrate e Santippe
Libretto di Monica Sanfilippo
Musica di Luigi De Filippi
Produzione di OperaExtravaganza (2024)
Il battibecco tra Socrate e Santippe
Libretto di Monica Sanfilippo
Musica di Luigi De Filippi
Produzione di OperaExtravaganza (2024)
Conosci te stesso (?), un Intermezzo comico, ci presenta una giornata di battibecchi tra Socrate e sua moglie Santippe. È una parodia di uno dei più amati filosofi di tutti i tempi (che era il primo a non prendersi troppo sul serio), vista attraverso gli occhi di Santippe.
Santippe è passata alla storia come donna bisbetica e manesca; ma nessuno è bisbetico senza un motivo, e nella nostra opera il motivo è antico come il genere umano: lei si sente trascurata dal suo celebre marito, che ascolta tutti meno che lei, che risponde alle domande di tutti meno che a quelle di lei. Quando lei gli chiede delucidazioni sull’amore, Socrate tira in ballo Diotima, scomoda il mito dell’androgino di Aristofane – insomma, tutto meno che una semplice spiegazione dettata dal buon senso. Del resto, la prima parodia di Socrate è quella che gli ha fatto il suo amico Aristofane nella commedia “Le Nuvole”, nella quale il filosofo passa il suo tempo ad elucubrare sulle cose più inutili…
LA TRAMA
Inizia con Socrate, alle prese con un dubbio: essere musicista o filosofo? Non senza una punta di vanità, dispensa le sue massime e si lamenta che tutti ad Atene lo assedino per avere la sua opinione. In aggiunta, c’è una virago in casa, sua moglie, che non glene lascia passare una…
Uscito Socrate, entra Santippe, che descrive come suo marito sia sempre pronto a farsi abbindolare da qualche nuovo mito, e come si accorga di tutti meno che di lei. Accorata, prende lo strumento che Socrate sta imparando (un bandoneon!) e canta la sua canzone.
Rientra Socrate, che si sta preparando per andare a casa di Agatone. Santippe gli fa una domanda diretta: a chi si rivolge lui se vuole sapere qualcosa sull’amore? Socrate risponde in maniera molto vaga, lei perde la pazienza. Mentre la donna sta cercando qualche oggetto da tirare sulla testa di suo marito, arriva un ospite inatteso: è l’androgino! Un essere sferico, con quattro gambe, quattro braccia, due volti; si spaventano entrambi, ma l’Essere si dimostra bonario, vuole solo fare una danzetta sulla musica. Danza e sorride, fino a quando Santippe prende un coltello da cucina per tagliarlo a metà (come, secondo il mito, fece Zeus); a quel punto l’Essere fugge.
Rimasti soli i due protagonisti, Santippe vuole sapere perché Socrate è così appassionato di musica: lui risponde che, dato che il governo di Atene lo vuole fuori dai piedi poiché corrompe i giovani e introduce nuove divinità, se ne andrà a Sparta a suonare. Lei accetta questa decisione e, rabbonita, va a preparare un decotto prima della partenza; lui la ringrazia ma le chiede di farlo buono questa volta: qualche tempo prima aveva un sapore terribile, sapeva di cicuta!
I due, di buon umore, ballano insieme e finisce l’Intermezzo.
Santippe è passata alla storia come donna bisbetica e manesca; ma nessuno è bisbetico senza un motivo, e nella nostra opera il motivo è antico come il genere umano: lei si sente trascurata dal suo celebre marito, che ascolta tutti meno che lei, che risponde alle domande di tutti meno che a quelle di lei. Quando lei gli chiede delucidazioni sull’amore, Socrate tira in ballo Diotima, scomoda il mito dell’androgino di Aristofane – insomma, tutto meno che una semplice spiegazione dettata dal buon senso. Del resto, la prima parodia di Socrate è quella che gli ha fatto il suo amico Aristofane nella commedia “Le Nuvole”, nella quale il filosofo passa il suo tempo ad elucubrare sulle cose più inutili…
LA TRAMA
Inizia con Socrate, alle prese con un dubbio: essere musicista o filosofo? Non senza una punta di vanità, dispensa le sue massime e si lamenta che tutti ad Atene lo assedino per avere la sua opinione. In aggiunta, c’è una virago in casa, sua moglie, che non glene lascia passare una…
Uscito Socrate, entra Santippe, che descrive come suo marito sia sempre pronto a farsi abbindolare da qualche nuovo mito, e come si accorga di tutti meno che di lei. Accorata, prende lo strumento che Socrate sta imparando (un bandoneon!) e canta la sua canzone.
Rientra Socrate, che si sta preparando per andare a casa di Agatone. Santippe gli fa una domanda diretta: a chi si rivolge lui se vuole sapere qualcosa sull’amore? Socrate risponde in maniera molto vaga, lei perde la pazienza. Mentre la donna sta cercando qualche oggetto da tirare sulla testa di suo marito, arriva un ospite inatteso: è l’androgino! Un essere sferico, con quattro gambe, quattro braccia, due volti; si spaventano entrambi, ma l’Essere si dimostra bonario, vuole solo fare una danzetta sulla musica. Danza e sorride, fino a quando Santippe prende un coltello da cucina per tagliarlo a metà (come, secondo il mito, fece Zeus); a quel punto l’Essere fugge.
Rimasti soli i due protagonisti, Santippe vuole sapere perché Socrate è così appassionato di musica: lui risponde che, dato che il governo di Atene lo vuole fuori dai piedi poiché corrompe i giovani e introduce nuove divinità, se ne andrà a Sparta a suonare. Lei accetta questa decisione e, rabbonita, va a preparare un decotto prima della partenza; lui la ringrazia ma le chiede di farlo buono questa volta: qualche tempo prima aveva un sapore terribile, sapeva di cicuta!
I due, di buon umore, ballano insieme e finisce l’Intermezzo.
Conosci te stesso (?)
Intermezzo in un atto
Personaggi:
Santippe, soprano
Socrate, baritono
L’androgino, mimo
Ensemble strumentale:
Bandoneon
Violino I
Violino II
Viola
Violoncello
Contrabbasso
Scena unica, interno della casa di Socrate
Durata: 35 minuti ca